Nel video la voce dell'autore che racconta nel dialetto romagnolo di Poggio Berni.
Il gorgo della Garisenda
Andavamo di là del fiume, d’estate, a
fare il bagno nel gorgo della Garisenda.
Camminavamo nell’ombra dei pioppi tra i
campi ancor gialli, col profumo di grano
appena tagliato poi, in fondo al viottolo, coi sandali nelle mani, attraversavamo
il letto del fiume, saltando coi piedi nudi sui sassi che scottavano,
sguazzando nelle pozze d’acqua calda come il piscio, passando sopra la crosta
tutta screpolata del sabbione.
Le urla, i salti, gli scherzi, le risate
riempivano il silenzio della Marecchia addormentata nella calura del solleone.
L’aria ferma, calda, piena di luce ti
abbagliava gli occhi. Poi gli schizzi
dei tuffi dalla massicciata, gli schiaffi dell’acqua chiara, mano a mano
più torbida, la serpentina delle mutande, dei sandali, dei calzoncini, delle
canottiere sopra i cespugli.
Non avevamo neanche cinquant’anni in sei,
ed eravamo belli, belli in quel silenzio, sotto il sole, intanto che ci
asciugavamo nudi e stanchi, stesi sulla sabbia dorata, a guardare il cielo blu
sopra il nostro fiume.