sabato 16 giugno 2012

La Sala Diana

Nel video la voce dell'autore che racconta nel dialetto romagnolo di Poggio Berni.


La Sala Diana

Nel prato, di fianco a casa mia, avevano costruito la "Sala Diana" e tutti i sabati sera e la domenica c'era il cinema. Veniva un sacco di gente da tutte le parti.
- Mettiamo su un posteggio per le biciclette? - dice mia mamma.
Eravamo vicini, avevamo una bella aia che ne poteva contenerne un sacco... abbiamo provato.
Il sabato sera io mi mettevo sulla strada e quando vedevo avvicinarsi un lume di bicicletta, aspettavo che mi fosse vicino poi gridavo:
- Volete posteggiare la bicicletta? Costa dieci lire! - Qualcuno si fermava e, a fine serata, contavamo due, trecento lire.
- Se ne fermano pochi mamma!
- Ci vorrebbe un'insegna fuori con la luce, così vedono e si fermano da soli.
- Si può fare con una scatola da scarpe.
Mia mamma ha tagliato la scritta "POSTEGGIO" nel coperchio e dentro, ha incollato un foglio di carta velina gialla; il mio babbo ha messo una lampadina nella scatola, ha fermato il coperchio con un po' di nastro isolante e l'ha attaccata al tronco del susino che stava proprio sul cancello.
Che spettacolo la sera!
Si vedeva l'insegna a cinquanta metri di distanza, io non avevo più bisogno di urlare, la gente scendeva e lasciava le biciclette da sola.
La sera che hanno dato "Maria Goretti" ne abbiamo rimediate centocinquanta, millecinquecento lire!
Tutti e tre eravamo sicuri che presto saremmo diventati ricchi.


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