Quel giovedì del 58
racconto vincitore del premio letterario Sauro Spada 2011
Era stanco Primo, veniva giù con un carico di legna da
Viamaggio, lassù sul passo c’era il sole, i boschi di querce, con le foglie
tutte gialle, parevano d’oro, il cielo blu tirava nel violetto, si stava bene
con quell’aria tiepida che ti avvolgeva come una coperta. Ma, a mano a mano che
scendeva, l’aria si faveca più rigida, il sole si nascondeva nel grigio. Giù,
giù, in tutte quelle curve col ventisei, bisognava stare attenti, i freni erano
quelli, il carico un bel po’ di più e nella valle, in mezzo alla nebbiolina,
l’aspettava quasi di sicuro quell’antipatico del maresciallo di Novafeltria;
con quello non si ragionava, non c’era caffè o sigarette che tenessero, ti
faceva la multa, pareva godesse a farti la multa quell’accidenti, e così se ne
andava quel po’ di guadagno del sovracarico.
Primo aveva voglia di essere a casa, di vedere i suoi due
bambini e sua moglie... trentasei anni, ancora bella come a diciotto! Piacevano
a Primo le belle donne.
«Bisogna vederla alle tre della notte una donna» diceva
sempre «spettinata, senza trucco, solo con quel po’ di biancheria addosso, lì
vedi se è bella davvero!»
Era stanco Primo ma contento, a Novafeltria non aveva
incontrato nessuno, stava ormai per arrivare ed era venerdì: tutto il sabato e
la domenica per riposarsi. L’unica cosa che non andava era quella maledetta
nebbia, a mano a mano che proseguiva s’infittiva, si ammucchiava, sfocava tutto
e si faceva fatica a vedere il fosso. Vicino alla fabbrica, prima che
cominciassero le case, gli è parso di vedere una figurina bianca, quasi
trasparente, che, con un fazzoletto, gli faceva segno di fermarsi. Ha
rallentato e le si è fermato a fianco.
«Va a Santarcangelo?» gli ha chiesto ed ha alzato due occhi
celesti macchiati di blu che facevano voglia soltanto a guardarli.
«Sì, salga pure» le ha detto Primo che di donne belle se ne
intendeva.
Poteva avere sì e bo trent’anni, bella ma non sfacciata,
piena di grazia, elegante nel suo vestitino a fiori, con un cappottino blu che
tendeva al grigio e quel fazzzoletto stretto tra le mani.
Piaceva a Primo! Aveva un non so chè di leggero che ti
faceva star bene solo a guardarla, le voleva parlare, dire qualcosa di
intelligente per fare colpo ma non gli veniva niente di buono e, con una così
non potevi certo dire delle stupidaggini! Intanto che pensava a cosa, erano
arrivati a Santarcangelo, si è fermato vicino alla farmacia di Sgarbi.
«Grazie» gli ha detto nello scendere guardandolo con quegli
occhi celesti macchiati di blu.
Le voleva dire “spero di rivederla” ma, ha guardato di qua e
di là, non c’era già più, era come sparita d’incanto.
Vicino alla stazione, ha scaricato la legna e poi s’è avviato verso casa, alla fine d’Ottobre le
giornate sono già corte e si fa notte presto. Era contento Primo d’aver finito
e di andare a casa dai suoi figli e da sua moglie, in fondo in fondo però, ma
proprio in fondo, avvertiva una puntina di dispiacere per non essere riuscito a
dir niente. Che figura aveva fatto con quella ragazza!
Stava per scendere dal camion quando ha visto il fazzoletto
sul seggiolino. Se lo è rigirato tra le mani, si sentiva ancora il profumo di
lei, pulito, fresco, come di violette. L’ha piegato e l’ha messo nel tascone
della portiera.
Ha chiesto in giro il giorno dopo, ma nessuno la conosceva,
a dir la verità era anche fatica spiegarsi, il nome non lo conosceva; come fai
a dire, che era bella, con gli occhi celesti macchiati di blu e un profumo
pulito che sapeva di violette? Si mettevano a ridere, ti strizzavano l’occhio,
complici di una cosa che non c’era stata.
«Babbo ha detto la mamma che ti devi preparare, fra dieci
minuti andiamo al cimitero» gli ha detto la piccola che si era già messa tutta
in ghingheri.
Era il giorno dei morti e sono andati via tutti e quattro a
fare il giro dei cimiteri. A Ciola, a Poggio e poi Santarcangelo. Un sacco di
gente che conosci, due chiacchiere, i fiori al tuo povero babbo, un giro nel
camposanto per vedere quelli nuovi...
«Babbo, vieni babbo?»
Ma Primo non rispondeva, era lì, davanti a un mucchio di
terra fresca, a guardare quella foto appesa ad una croce di legno. Guardava
quegli occhi celesti macchiati di blu, sembrava che ridessero, quel vestitino a
fiori, il cappottino blu che tendeva al grigio e quel fazzoletto stretto tra le
mani.L’avevano sepolta il giovedì, il giorno prima che salisse sul suo
camion...
È rimasto lì per un bel pezzo Primo, con la testa che gli
scoppiava, poi ha dato retta a quella bambina che lo chiamava e sono ritornati
a casa.
«Ma cos’hai, sei pallido, non parli da due ore, stai poco
bene?» gli ha chiesto sua moglie.
Non ha risposto ed è andato a letto.
«Ma guarda che maleducati, lasciano perfino i fazzoletti
sulle tombe.» diceva il becchino il giorno dopo intanto che sistemava la tomba
di quella ragazza morta alla fabbrica un giovedì di Ottobre del cinquantotto.
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