Le zanzarone
Le zolle nel campo bollono, l’erba del mio sentiero
scotta sotto i piedi nudi, puoi giocare in pace al fresco solo nella fossa;
l’ombra ti avvolge tutto e l’acqua ti arriva ai ginocchi se il mulino macina,
se invece è fermo, alla caviglia tra sì e no.
Il sole, filtrando
appena tra le foglie fitte, forma delle macchie di luce sopra quell’acqua verde
e, in quelle macchie che non stanno mai ferme, si dondolano leggere e pigre le
zanzarone. È alle zanzarone che io do la caccia.
Striscio
lentamente i piedi per non spaventarle perchè quelle sono capaci di camminare
sull’acqua come il Signore e, quando sono abbastanza vicino, gli do una gran
botta con la paletta della stufa.
Ma è fatica
acchiapparle, schizzano via come dei razzi, e paciaciaf un altro colpo e poi un
altro e un altro ancora e a ogni colpo mi arrabbio sempre di più... alla fine
mi ritrovo incavolato e tutto bagnato.
«Solo un salame come te perde il
tempo così» mi dice il mio babbo la sera quando gli racconto quello che ho
fatto.
“Quest’altra volta non gli dico più
niente!” penso intanto che vado a letto col muso.
«Madonna com’è permaloso tuo
figlio» dice alla mia mamma, «cosa gli avrò mai detto?! è proprio come te!» lei
gli risponde male e va a letto col muso.
«Ostia che due patacca!» dice il
mio babbo e va a letto arrabbiato anche lui.